• OLINDO FIORE, IL COPPI DI PESCO SANNITA VOLATO VIA TROPPO PRESTO

    Quando:
    04/05/2018@08:00
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    2018-05-04T08:15:00+02:00

    OLINDO FIORE, IL COPPI DI PESCO SANNITA VOLATO VIA TROPPO PRESTO

    Il 2 gennaio 1960 moriva prematuramente Fausto Coppi, il campionissimo del ciclismo mondiale; il 10 marzo dello stesso anno moriva a soli 20 anni anche Olindo Fiore, giovane talento della bicicletta, nato a Pesco Sannita il 12 gennaio del 1940. Due eventi tragici apparentemente senza collegamento tra loro, invece tra Fausto Coppi e Olindo Fiore c’è un legame, incarnato proprio dall’amore e dalla passione per il ciclismo. Si, perché il giovane ragazzo pescolano, costretto ben presto a lasciare la terra natale insieme alla sua famiglia, aveva iniziato una promettente carriera in sella alla bici. Ma un destino amaro e doloroso, lo ha fermato proprio nel momento in cui sembrava pronto al grande salto nel ciclismo che conta, proprio sulle orme del Campionissimo che invece era al crepuscolo della sua leggendaria carriera. Una impietosa forma di leucemia, spense il desiderio di pedalare tra i grandi di Olindo Fiore, che dopo aver trascorso alcuni anni in Puglia, dominando le competizioni della categoria esordienti, a fine 1957 si trasferisce in Piemonte, a Gassino Torinese. Nelle sue prime due stagioni da atleta (1956 e 1957), Olindo si farà apprezzare per le sue qualità di ciclista polivalente: bravissimo in volata, era abile anche in salita e come passista. 6 vittorie nelle prime 8 gare disputate nella categoria esordienti, furono un biglietto da visita davvero invidiabile a quei tempi. E tra i primi ad essere attratti dalla bravura di Olindo Fiore in sella a una bicicletta, ci fu il fratello minore Nicola, che ne volle seguire le orme, riuscendo anche lui a ottenere una
    bella serie di vittorie nelle categorie giovanili. I giornali dell’epoca cantano con grande e meritata enfasi le gesta di Olindo Fiore, definendolo un “combattente di razza, sempre in testa a tirare ma abile anche allo sprint”, o ancora “corretto, modesto e coraggioso”. Insomma un talento che cresce giorno dopo giorno e che – soprattutto – non ha mai cancellato il suo profondo legame con la sua terra natale, con quel Pesco Sannita che aveva dovuto lasciare piuttosto presto perseguire il padre che si trasferiva in Puglia per lavoro. Proprio questa sua residenzialità, fanno sì che sui giornali venga chiamato “il pugliese” o “il lucerino” (viveva a Lucera). Ma i suoi concittadini
    pescolani sapevano benissimo che Olindo era uno di loro, e lo seguirono sempre con entusiasmo nella sua carriera agonistica. Un esempio di questo affetto sincero nei confronti di un ragazzo di Pesco, si ebbe nel
    1959, quando Fiore partecipò al “Circuito del Tammaro”, vincendo per distacco in un tripudio di gioia che coinvolse tutta la comunità pescolana. Il giorno dopo, la stampa scriveva: “La sua azione è stata simile a una
    potenza di dinamite che aspetta solo la circostanza e il momento per esplodere”. E quel giorno l’esplosione di Olindo Fiore ebbe come straordinaria colonna sonora, i cori e gli applausi della sua gente, che giustamente si sentirono fieri e orgogliosi di essere concittadini di un talento del genere. Eppure quel talento genuino che pedalava forte e che sognava di poter seguire le orme di Fausto Coppi, stava andando incontro a un destino crudele. Si trasferisce in Piemonte, perché vuole provare a sbarcare tra i professionisti e perché vuole meritarsi la possibilità di allenarsi con il Campionissimo di Castellania. Quando comincia a vedere all’orizzonte la possibilità del grande salto, ecco che Olindo Fiore accusa sempre fatica e stanchezza durante gli allenamenti. Sono le avvisaglie della malattia, che lo porterà via prematuramente da questo mondo il 10 marzo 1960. Sembra quasi che il giovane Olindo, sfumata la possibilità di pedalare in terra al fianco del suo idolo Fausto Coppi, abbia deciso di raggiungerlo sulle strade del cielo per continuare in una nuova dimensione la sua carriera ciclistica.
    L’occasione dell’arrivo del Giro d’Italia a Pesco Sannita è propizia anche per ricordare a tutti i pescolani, soprattutto i più giovani, la bella figura di questo ragazzo che in sella ad una bici seppe coniugare doti fisiche e qualità umane, meritandosi apprezzamenti e complimenti ovunque. Il suo nome e il suo ricordo attualmente sono ben vivi Gassino Torinese, dove Olindo ha vissuto gli ultimi mesi della sua breve esistenza, e dove annualmente si svolge un memorial per i cicloamatori, a lui dedicato. Chissà che anche Pesco Sannita non possa riaccendere il ricordo di Olindo Fiore e tenerlo stabilmente vivo, con l’organizzazione di qualche evento ciclistico. Sarebbe la più bella eredità che il Giro possa lasciare a Pesco Sannita e a tutta la zona del Tammaro.

    Luca Maio

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